Keep Barcelona Weird

Mi chiamo Fabio, vengo da Roma ma vivo da cinque anni qui a Barcellona, dove lavoro come biologo computazionale. Dopo qualche anno di militanza nel movimento romano, in Catalogna la mia attività politica è stata principalmente rivolta all’informazione indipendente in lingua italiana. Nel 2016 partecipai alla fondazione del Collettivo Barnaut, che pubblicava magazine e podcast di informazione indipendente in italiano su Barcellona e sui Paesi Catalani . Dopo la mobilitazione per la Repubblica nel 2017, ho deciso di dare il mio contributo alla diffusione delle ragioni della lotta per l’autodeterminazione della Catalogna e alla denuncia della repressione dello Stato Spagnolo presso l’opinione pubblica internazionale..

In questo blog provo a buttare giù qualche linea sulla mia esperienza personale qui a Barcellona. Esperienza di trenta-e-qualcos-enne che prova a farsi strada nell’accademia e a rialzarsi dal recente impatto con la vita adulta, in una città regolarmente sconvolta dalla drammatica rapidità con cui tutto sembra cambiare.

Quando ero piccolo mio padre diceva che gli ricordavo Linus val Pelt, perché ero un nanerottolo cicciottello e saccente come il personaggio dei Peanuts. Così, scelsi “linus” e la sua variante “linudz” cone pseudonimo su internet, come nickename per aprire i primi blog. Il nome staylinus contiene la volontà di conservare l’energia e la motivazione che animavano le mie prime esperienze su internet, come blogger e come attivista.

E se, per quanto riguarda me, l’idea è quella di “restare Linus” anche attraverso le avversità della vita adulta, la città che mi circonda conduce a sua volta una lotta per conservare la sua essenza a fronte dei pesanti fenomeni di gentrificazione e trasformazione sociale che la riguardano. Una lotta che è quella delle associazioni di vicine e vicini che resistono alla dissoluzione delle comunità di residenti operata dalla speculazione turistica, dei movimenti di lotta per la casa che combattono gli sfratti, dei CDR che difendono la Repubblica, delle comunità di migranti che fanno vivere una città internazionale al di fuori dei circoli degli expats e una Barcellona multietnica che non trovi nei testi di Manu Chao. La lotta di chi prova a imparare il catalano quando “alla fine basta l’inglese”, di chi spegne la musica a seguito di un’aggressione sessuale, di chi oppone il vermouth all’avanzata dello Spritz, di chi alza castelli di gente in faccia ai palazzi del potere. Ti innamori di Barcellona quando la vedi per quella che è. Una piccola e strana città che naviga su onde sfasate seguendo rotte non autorizzate.

E non si tratta di esser conservatori. Non voglio restare un adolescente per sempre, esattamente come Barcellona non pretende di vivere nel passato o tornare a com’era prima delle olimpiadi. Parlo più che altro della pretesa (sicuramente un po’ sfacciata) di volersi autodeterminare, di decidere cosa farne del presente e del futuro, senza rifiutare il cambiamento ma con l’idea di esserne protagonisti. E se in questo futuro io voglio andarci, ma come il Linus che ero e sono, Barcellona prova ad evolvere restando quella città piccola e strana che tanto ci piace. Stay linus and keep Barcelona weird.

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