Mettersi a scrivere avendo voglia di gridare

Ci muoviamo nel campo delle sensazioni, e per questo potrebbe esser difficile capirsi, ma ci proverò lo stesso. Avete presente quella sensazione che vi coglie alle sei del pomeriggio quando realizzate di non aver ancora tolto il pigiama perché siete stati tutto il giorno a casa? Bisogna essere pigri come me per trovarsi in situazioni come quelle e se non lo si è, bisogna pensare a come ci si sente dopo aver passato una giornata con la febbre.

Sensazioni, esatto. Sensazioni. In quei momenti la sensazione che ti prende alla gola è un misto di sporco, sonnolenza, autocommiserazione. Ti guardi allo specchio e ti dici: ma possibile che sto buttando un giorno della mia vita a ciondolare tra la televisione, il computer ed il cesso? Possibile che sia così inutile? Un misto tra il provare un pò di sano (e si spera transitorio) schifo per sé stessi, la difficoltà oggettiva di poterne uscire e quella malcelata ed inconfessabile linea di appagamento e rilassatezza, perché in fondo non fare un cazzo non è poi così male. Un mix agrodolce che odio.

Ecco prendete quella sensazione lì e moltiplicatela per 100. Mi sento esattamente così. Come se in pigiama ci stessi da anni, come se fossi incastrato alle 6 del pomeriggio da una vita. Quel senso di staticità, di inuitlità, quella pigrizia maledetta che diventa abitudine, quasi a rendersi parte di te.

Prendete quella sensazione e dopo averla moltiplicata per 100 estendetela a tutti coloro che non hanno ancora compiuto 30 anni in questo Paese. Forse così comprenderete l’essenza prima della mia generazione. Una sfiducia che è ben poco sovversiva, specie perché è collettivizzata. Quell’idea di non aver molto da fare, di non poterci provare, del “tanto è inutile”.

A me distrugge, letteralmente. Mi fa male quando la vedo negli amici di una vita, ma mi sfianca quando la vedo nei compagni del movimento. Molti di loro parlano di lotta ma non credono nel futuro, quasi a dire che più in là di domani non c’è altro che barbarie e miseria e a noi non resta che ricordare i fasti di un passato che non conosciamo e che non abbiamo vissuto.

Tutto questo fa venir voglia di urlare. Meglio aprire un blog.

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