Quanto eravamo Simpson 12 anni fa #10yearschallenge

Va bene, lo ammetto. Ammetto di aver riaperto questo blog essenzialmente per condividere questa minchiata, ammetto che il ritrovarla su Deviantart mi ha commosso più di quanto non potesse commuovermi il fatto di sapere di avere un account su deviantart (dove mi spacciavo per tale Gianfranco) Nell’anno 2007 uscì il film dei Simpson, quello della profezia del Nonno in chiesa, del maiale, della cupola sopra Springfield e tutto il resto. Per la promozione del film, gli autori decisero di metter su un sito con un’applicazione in Flash (orrido accrocco tanto di moda all’epoca) che ti consentiva di fare il tuo avatar in stile Simpson. Erano i tempi dei primi social network, quando la gente stava ancora su MySpace e Facebook era popolato per lo più da studenti arrapati dei college americani. La gente cominciava a capire che un “avatar” li avrebbe rappresentati sui social, e che farsene uno giallo-Simpson sarebbe stato figo.

Io, che come qualcuno ricorderà ho sempre avuto una strana ossessione (di cui vi racconterò) con l’idea di “diventare giallo”, non solo non mi feci sfuggire l’occasione, ma decisi di tirare dentro anche tutti i miei amici più stretti, o almeno quelli che mi riuscì di trasformare in pupazzi gialli.

Lasciate che ve li descriva uno ad uno, come fosse una #10YearsChallenge che di anni ne ha dodici e che arriva qualche settimana dopo il tam tam su instagram.

Il primo da sinistra sono io, con il tipico taglio fratta riccia appiatita mediante cappello (non so perché lo facessi) che portavo all’epoca. La maglietta raffigurante il pugno chiuso si deve alla mia tendenza di scassare il cazzo con la politica.

Il secondo, quello alto, magro e biondo è Luca, oggi persona decisamente più regolare, ma che all’epoca andava in giro con i capelli lunghi, gli occhiali e quel sorriso magico stampato in faccia.

All’epoca in pochi avremmo pensato che il terzo della fila sarebbe finito in un basement molto trendy in piena zona hipster di Brooklyn, ma Lello è persona dalle mille risorse. La maglietta in questo caso, con il jolly roger, rappresenta bene chi è responsabile dell’introduzione della maggior parte delle sostanze tossiche o psicoattive che i suoi amici abbiano ingerito o inalato nel corso della loro vita.

L’unico che ebbe da ridire sulla sua caratterizzazione fu Sandro, il quarto personaggio che andiamo a incontrare. All’epoca portava i capelli molto corti tenendo a precisare che no, non aveva la boccia, ma i capelli corti. Uno sforzo di chiarezza che avevo vanificato con questa immagine. La lattina di duff si riferisce ad una sua strana fissazione dell’epoca, quella di evitare di bere birra per ubriacarsi di soli shottini e ottenere una sbronza “più pulita e regolare”. Filosofia che diffondeva e predicava con gran convinzione ed un certo, strano e inquietante zelo.

Per quanto potesse essere difficile caratterizzare una persona mite e sobria (almeno nell’apparenza) come Nicola, il quinto avatar rappresenta uno sforzo in questa direzione, e in effetti rende giustizia al personaggio. Tranquillo fuori, Nicola dentro. Intento probablimente a pensare al prossimo panino “Bovary” con chiodini ad Aristocampo (non lo fanno più).

Se c’è un personaggio che è venuto veramente bene, è il Cimino in penultima posizione. Il sistema ti consentiva di prevedere una piccola rughetta sotto l’occhio, che Cimino ha da praticamente sempre e che rende l’avatar spiccicato. Cappelletto all’indietro, maglietta col pinguino, ed eccolo lì, lo sguardo di chi ha un problema con la performance del carburatore della Citroen, il sorriso di chi te lo sta per raccontare per filo e per segno durante un workshop a Strike sull’utilizzo di Arduino per accendere lucette rosse tramite il tuo PC con Ubuntu Feisty Fawn.

A chiudere la fila, Daniele viene rappresentato dalla statura da corazziere, un taglio abbastanza spartano che portava di tanto in tanto all’epoca, e lo sguardo spiritato che aveva prima di farsi tutta la fascia palla al piede per poi tirare in porta dalla bandierina mentre tu aspettavi il cross al centro, libero in area come un colpo di tacco nell’etere laziale.

Sulla pagina devinatart c’è l’immagine completa, che qui ho tagliato per motivi “editoriali”. E l’immagine completa ha un dettaglio ulteriore e interessante. In basso a destra c’è il link a un blog intitolato “Er 46”. Era una delle tante versioni di questo blog, che all’epoca prendeva il nome dell’Isola 46 di Palocco, dove ci si vedeva la sera prima di uscire. La cosa che mi ha stupito è che questo blog, sul quale non ho più alcun controllo, esiste ancora. Non c’è scritto niente ma se ne sta lì, come un relitto abbandonato, alla deriva dal 2007.

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