Esegesi dell’orbiting salviniano

Lo scorso dicembre, un articolo del New York Times metteva in guardia gli amanti del dating online da una nuova tendenza sui social media: l’orbitare, o orbiting. Funziona pressappoco così. Anzitutto dobbiamo interiorizzare un’altro termine inglese: ghosting. Si tratta di quella pratica di andare a letto con qualcuno e poi sparire. Oggi va di moda chiamarlo così, ma il concetto è tanto noto quanto ampiamente praticato da tempo. L’abbiamo fatto tutt*, l’abbiamo subito tutt*. Nessuna novità, a meno che non ci si mettano i social. Succede abbastanza spesso infatti, ed è questo il corpo della’articolo de New York Times, che quella stessa persona che è sparita dopo aver fatto sesso con noi, usi i social per continuare a far sentire la sua presenza nella nostra vita. Con i social di oggi, la cosa può funzionare in diversi modi, anche se la visualizzazione delle storie su Facebook e Instagram è forse la pratica per eccellenza associata a questo comportamento. Ti guardo e tu lo sai, ma ti ignoro perché ci sono, ma non ti voglio. Non ti voglio, ma non voglio che tu prescinda da me. Ti ho abbandonato, ma non per questo accetto che tu possa andare avanti. Orbiting. La stessa cosa che Salvini sembra voler fare con Di Maio e con i 5 stelle.

Spendere ulteriori righe nel commentare quanto le ultime vicende della politica italiana ne dimostrino la degenerazione, sarebbe un’inutile e colpevole spreco di bit, tempo di computazione, spazio sui server. Non so quanto questo valga in termini di produzione di CO2, ma so che è quantificabile in qualche maniera. E per quanto piccola sia quella quantità, sarebbe comunque troppo. Uno spreco imperdonabile in tempi di emergenza climatica.

Invece, cianciare su quanto Salvini si comporti con i 5 Stelle come uno di quegli ex che non hanno ancora superato la relazione passata, è chiaramente degno del mio tempo, del vostro e della CO2 che verrà generata nel mentre. Perché, se tanto mi da tanto, visto il clima da basso impero che si respira in un impero che non si capisce bene quand’è che sia stato “alto”, tanto vale concentrarsi sulle cazzate.

E allora Salvini, Di Maio e i paragoni sentimentali. Una decina di anni fa frequentavo una ragazza con un carattere molto difficile. Ogni volta che si arrabbiava con me (spesso, molto spesso), finiva per chiudermi il telefono in faccia dicendo che “tra noi era finita”. Spariva per il giorno successivo per poi ripresentarsi come se nulla fosse successo. Tutto bene, finché non decisi di prenderla in parola. Finita? Ok, contattai un’amica di università e ci vedemmo la sera stessa. E la mia ormai ex si attaccò al cazzo. Sembra un po’ quello che succede tra M5S e Lega.

Una crisi di coppia estiva e passeggera, un capriccio di Salvini che voleva vedere quanto davvero Di Maio tenesse a lui. Un capriccio che però avrebbe dovuto risolversi con una scopata riconciliatrice, che in politica assume le forme del famoso “rimpasto di governo”. E invece no. Di Maio e Conte colgono la palla al balzo e si liberano del partner rompiscatole, ormai diventato “ex” per sua stessa scelta. Ciao, e non farti il sangue troppo amaro se un giorno mi vedi in piazzetta mano nella mano con quell’altro. È la vita. E così, l’ex che tanto faceva il duro si atteggia a volpe, riservando a quel grappolo d’uva appeso così in alto parole di ghiaccio e frecciatine sarcastiche. Un orbiting strano, rumoroso, ma non meno volto a scongiurare il fatto di dover spiegare al proprio elettorato di aver fatto la cazzata giusta per riportare Renzi al potere.

Certo, l’allegoria si mantiene solo se – alla fine di tutto – Di Maio lo vediamo davvero in piazzetta con Zingaretti. Altrimenti, a Salvini la nostalgia per gli ex passa subito, appena capisce di poter far coppia con un elettorato dimezzato ed incarognito che gli consegnerebbe i suoi tanto agognati “pieni poteri”. A quel punto, per quanto dovremmo affidarci a nuove allegorie, non sarà la scelta dell’allegoria più appropriata il nostro grande problema.

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